Abbonamenti: abbonamento annuo (2 numeri) con spese di spedizione incluse: Italia € 25.00; Europa € 25.00; Americhe, Asia, Africa € 30.00.

Tramite vaglia postale intestato a:

Odília Sousa - CONTABILARCO

Palheiros Abaixo

9370-034 Arco da Calheta- Madeira (PT)

Dove comprare la Rivista:

Acquistabile online: http://www.joodistribuzione.it

Joo Distribuzione - via F.Argelati, 35 20143 Milano tel. 028375671

Oppure nelle seguenti Librerie:

Vedi elenco qui sotto
rivistapoesiaespiritualita@gmail.com

domenica 13 dicembre 2009

"Le rose di dicembre", racconto di Natale

Le rose di dicembre


Non si può tornare indietro nel tempo. Non si può. Questo continuavano a dirglielo, fin da quando Lei se n'era andata, lui era diventato tanto triste e aveva fatto tante domande. Eppure, Giacomo non si voleva dare per vinto. Ci provava ogni volta che aveva un'occasione. L'ultima volta era stato quando aveva seguito quella conferenza divulgativa di scienza, semplificata per tutte le fasce di età, dove si era parlato anche della possibilità dei viaggi nel tempo, secondo la teoria di Einstein. Giacomo era stato l'unico della classe a fare una domanda intelligente. Ma la risposta non lo aveva per niente soddisfatto.
E poi era arrivato ancora il Natale. C'era tutto quel parlare, come tutte le altre volte che ricordava, di desideri, di letterine a Gesù Bambino, oppure a Babbo Natale. Giacomo scriveva ancora a Gesù Bambino: glielo aveva insegnato Lei. Tutti i suoi amici scrivevano di giocattoli ad alta tecnologia, videogiochi, playstation, cose che erano in sostanza passatempi. Giacomo no. Giacomo non aveva chiesto un passatempo: piuttosto voleva qualcosa di incredibile, che nessuno aveva mai nemmeno sentito nominare. Aveva chiesto un fermatempo. E da allora erano cominciati i rapporti difficili con Lui.
Giacomo sospettava da un po' che qualcuno filtrasse le sue letterine a Gesù Bambino. Ma ne ebbe la conferma quando Lui cominciò a parlargli come per caso, senza parere, del fatto che certe cose strane, come per esempio i fermatempo, nella realtà non esistevano. E che proprio non si potevano regalare ai bambini, anche se erano stati per tutto l'anno buonissimi.
Ma a Giacomo non importava. Giacomo rivoleva Lei. O almeno, se non poteva riaverla, voleva rivederla di persona, avere in qualche modo un segno della sua presenza. Perché Giacomo ne era sicuro: da qualche parte Lei c'era ancora. Non era proprio possibile che fosse sparita così.
Tutte le volte che chiudeva gli occhi gli appariva come in un sogno, piccola e minuta, con la mani sottili e gli occhi lucenti, bella, sorridente, mentre stava in giardino e coltivava le sue rose. Le rose sotto le sue mani delicate diventavano i fiori più colorati e profumati che Giacomo avesse mai visto: ce n'erano di rosse, di gialle, di screziate giallo-arancio, di bianche che erano gli angeli del giardino perché splendevano anche di notte, ma quelle che gli piacevano di più erano quelle con una sfumatura di rosa carico, come quello dei lamponi morbidi d'estate. Gli veniva persino voglia di mangiarle, e quando Lei non vedeva si avvicinava pericolosamente alle spine e annusava le corolle, come se avesse voluto gustarle così, a cominciare dal naso. Ogni estate che passava in giardino era una festa di colori e odori, e c'era soprattutto Lei, col suo buon profumo di cioccolato e spezie esotiche, col suo calore speciale, col suo sorriso che non si spegneva mai, almeno finché stava vicino alle sue rose.
Ecco perché gli dispiaceva sempre, come se lo colpisse qualcosa di appuntito proprio sul cuore, quando cominciavano i primi segni dell'autunno. Cominciavano sempre dalle rose. Le vedeva irrigidirsi, perdere la loro morbidezza e cadere a terra, petalo dopo petalo. Subito dopo il giardino non era più lo stesso. Nemmeno Lei sorrideva più come prima, sembrava che qualcuno le avesse portato via la luce che la illuminava da dentro. Resisteva qualche bocciolo, anche quando l'autunno incupiva il cielo, e qualche corolla di un rosa un po' meno intenso appariva ancora sui rami. Fino a quando arrivava l'inverno vero, con dicembre e il Natale e i rami rimanevano stecchiti, irrigiditi e vuoti. Tutto il giardino era vuoto. E adesso che lo vedeva così da quando se n'era andata, era come se Lei sparisse ancora. E gli sembrava più doloroso sopportarlo.
Gli dicevano: ti passerà. Col tempo. Diventerai grande e supererai tutto. Ma Giacomo sapeva che non era vero. Anche Lui lo ingannava con la sua falsa fiducia, con la sua finzione di una tranquillità che Giacomo sapeva inesistente: lo sentiva sospirare di notte, quando camminava senza sosta per le stanze vuote, e non dormiva mai. Giacomo pensava che un giorno sarebbe caduto a terra e non sarebbe più riuscito a fingere di essere forte, proprio così, mentre fingeva di sorridergli sarebbe caduto e avrebbe dormito per un giorno intero.
Lei gli diceva sempre che lavorava troppo, che doveva riposare di più. E allora Lui la stava a sentire guardando dentro i suoi occhi splendenti, diventava tenero e arrendevole. Ma adesso Lei non c'era più a dirgli di dormire.
Quanto a Giacomo, col tempo non gli passava niente. Almeno prima il Natale gli dava un po' di gioia. Adesso invece c'erano solo l'inverno e quel giardino vuoto.
Ma non aveva voluto darsi per vinto. Sapeva che Lei, da qualche parte, c'era ancora. Lasciò perdere l'idea del fermatempo. Lo sapeva che non si poteva tornare indietro: glielo aveva detto anche quel professore di scienza che conosceva bene Einstein. Per adesso i viaggi del tempo non si possono fare. Tanto, non era necessario tornare indietro. Bastava stabilire un contatto. Se Lei c'era, e Lei c'era, lo avrebbe sentito e gli avrebbe risposto.
Così arrivò la mattina di Natale che non aveva scritto un'altra letterina, anche se Lui glielo aveva tanto raccomandato. Lo vedeva nel suo sguardo sempre più smarrito che l'idea di non sapere che cosa regalargli lo spaventava. Proprio in quel primo Natale senza Lei. Ma Giacomo non voleva nessun regalo. E la sua letterina era perfettamente scritta nel suo cuore.
Era una mattina gelida, non c'era neve, ma il giardino era ugualmente tutto bianco per il ghiaccio. Per il freddo sentiva male alle dita delle mani e dei piedi. Gli sembrava che il gelo fosse arrivato fin dentro il suo lettino. Sentiva la voce di Lui chiamarlo dalla cucina, da cui veniva un profumo di caffè e dolci che sembravano appena sfornati.
Non aveva voglia di alzarsi, però, di andare a guardare i regali di parenti e amici ammucchiati sotto l'albero addobbato, di fingere di essere contento come le altre volte che si svegliava e finalmente era Natale. Restando a letto girò la testa verso la finestra, da cui vedeva il giardino, bianco di brina e immobile, morto.
Ma mentre si riprometteva di non alzarsi proprio, nemmeno per il pranzo, qualcosa di inaspettato, di fuori luogo, di incredibile, attirò la sua attenzione. Era proprio al centro del giardino. Una macchia di colore che non poteva esserci, in mezzo a tutto quel gelo. Eppure c'era. Un rosa carico, intenso e vellutato, come quello dei lamponi morbidi d'estate.
Si alzò e con un salto si addossò alla finestra. Col naso sul vetro vedeva benissimo il giardino. Le piccole rose perfette sbocciate al centro del cespuglio più grande, il più bello. Il roseto preferito della mamma.

Bianca Garavelli

0 commenti: